(nella foto: Dick Advocaat – © Wikipedia.org)
La magia del calcio, ogni tanto, sceglie palcoscenici inattesi. Questa volta il sipario si alza ai Caraibi, dove Curaçao — un’isola che conta poco più di 156.000 abitanti — ha completato un’impresa destinata a rimanere scolpita nella memoria collettiva: la qualificazione al Mondiale 2026. Mai, nella storia della Coppa del Mondo, una nazione così piccola per popolazione era riuscita a spingersi così lontano.
A sancire lo storico traguardo è stato lo 0-0 ottenuto sul difficile campo della Giamaica. Un pareggio che, visto il primo posto nel Gruppo B della Concacaf e un percorso immacolato senza sconfitte, è valso il biglietto per Stati Uniti, Messico e Canada, dove la prossima estate l’isola caraibica vivrà il capitolo più luminoso della sua storia sportiva.
Un’impresa costruita nella sofferenza
La partita di Kingston resterà impressa come un condensato di tensione ed emozione. Nel secondo tempo — interminabile, prolungato oltre ogni attesa — la Giamaica ha sfiorato il gol in più occasioni, colpendo anche due legni e forzando la retroguardia di Curaçao a una resistenza quasi eroica. Ma gli “Azules” hanno retto, metro dopo metro, respingendo ogni assalto, fino al triplice fischio che ha liberato la festa di un intero Paese.
La guida di Advocaat: l’esperienza al servizio del sogno
A rendere la storia ancora più straordinaria è la figura del commissario tecnico Dick Advocaat. A 78 anni, il veterano olandese diventerà il tecnico più anziano a sedersi su una panchina mondiale. Paradossalmente, però, nell’ultima gara non c’era: rientrato nei Paesi Bassi per motivi personali, ha affidato alla sua squadra la missione più delicata. Missione compiuta.
Già in passato Advocaat aveva calcato il palcoscenico della Coppa del Mondo — con i Paesi Bassi nel 1994 e con la Corea del Sud nel 2006 — ma questa qualificazione con Curaçao assume un valore diverso: quello di un capolavoro tanto tecnico quanto umano.
Un gruppo costruito lontano da casa
L’identità calcistica di Curaçao è profondamente legata ai Paesi Bassi, e questo Mondiale lo dimostra. Molti dei convocati militano nel campionato olandese: tra loro spiccano il difensore del PSV Armando Obispo e Livano Comenencia, esterno dello Zurigo con un recente passato alla Juventus Next Gen. Una diaspora calcistica che ha saputo trasformarsi in un unico cuore pulsante.
Panama e Haiti completano il quadro
Nella notte che ha consacrato Curaçao, anche Panama e Haiti hanno conquistato l’accesso al Mondiale. I panamensi, già protagonisti in Russia 2018, hanno dominato il proprio girone; i caraibici di Haiti, invece, tornano alla Coppa del Mondo 52 anni dopo l’unica partecipazione, datata 1974. A giocarsi un posto attraverso il mega playoff intercontinentale saranno invece Giamaica e Suriname.