“Con orgoglio posso dire che siamo stati l’unico gruppo di sciatori ciechi e ipovedenti ad aver svolto attività invernale nell’inverno 2020 – 2021, non solo in Svizzera, ma direi in tutta Europa.” Così ha esordito Giulio Clerici, presidente del Gruppo Ticinese Sportivi Ciechi e Ipovedenti (GTSC) nella sua relazione annuale, in occasione dell’assemblea ordinaria del 6 novembre scorso.
I numeri parlano chiaro, il gruppo ha promosso nell’ultimo anno 35 giornate di attività sportive, cui hanno aderito in totale 716 partecipanti, 372 ciechi o ipovedenti e 344 guide o accompagnatori.
Altre ce ne sarebbero state, se le restrizioni dovute alla pandemia non avessero ridotto drasticamente le possibilità di ristoro in inverno, incidendo sulla possibilità oggettiva di organizzare le consuete uscite in gruppo con gli sci di fondo e le racchette da neve. Lo sci alpino, che amiamo considerare il fiore all’occhiello della nostra società, ha potuto essere svolto con un buon numero di presenze, distribuite in piccoli gruppi di al massimo tre presone. Anche in questo caso però, il fatto di trovare i ristoranti chiusi ha imposto qualche riduzione delle attività.
In estate, con le uscite in tandem e di escursionismo, è andata un po’ meglio, anzi molto meglio, a testimonianza della ferrea volontà dei nostri sportivi di lasciarsi alle spalle i duri momenti del distanziamento sociale, che tanto negativamente pesano su chi ha la necessità di confrontarsi con una guida per praticare qualche attività sportiva.
Perché dico “confrontarsi con una guida”? È un’espressione un po’ strana, più facile sarebbe dire (e infatti colloquialmente lo usiamo, nel GTSC) farsi guidare. Ma questa espressione non corrisponde alla filosofia del gruppo. L’inclusione viene naturale, come ribadito da Giulio Clerici, perché non cerchiamo modi per integrare chi ha una disabilità, ma semplicemente studiamo e affiniamo una tecnica per praticare assieme uno sport, sci o altro. Quindi lo scopo non è quello di avere una guida che impartisce comandi ad uno sportivo portatore di handicap, ma è quello di avere due amici che si divertono assieme, in piena sicurezza, grazie agli occhi di uno solo dei due, ma in sintonia per quello che riguarda il piacere di praticare uno sport assieme.
Infine il comitato, che si ripresentava in blocco, è stato rieletto all’unanimità da parte dell’assemblea. Sicuramente un segno di fiducia e uno stimolo a continuare sulla strada percorsa nonostante la pandemia e già segnata 45 anni fa sulle nevi di Cardada, dai pionieri fondatori del gruppo.